6 scatti per fare luce sulla vita di Andrea Riccardi: una biografia rigorosamente non ufficiale.
Tanto per cominciare, Andrea Riccardi non è proprio romano. Cioè, è nato a Roma, il 16 gennaio 1950, ma ha trascorso l'infanzia e parte dell'adolescenza in Romagna perché il padre era direttore di banca a Rimini, e poi a Forlì, ed è tornato a Roma a 15/16 anni.
Tanto per cominciare, Andrea Riccardi non è proprio romano. Cioè, è nato a Roma, il 16 gennaio 1950, ma ha trascorso l'infanzia e parte dell'adolescenza in Romagna perché il padre era direttore di banca a Rimini, e poi a Forlì, ed è tornato a Roma a 15/16 anni.
Andrea Riccardi bambino |
"Ho riscoperto Roma - ha raccontato Andrea Riccardi in un'intervista - andando
al liceo Virgilio e quello degli studenti era un mondo effervescente, era il
’68, e per me nel’68 c’è stata la scoperta della periferia e l’inizio del
rapporto con i baraccati, i poveri, fare scuola in periferia con i miei compagni,
con quell’embrione che poi sarebbe diventata la famiglia della Comunità di Sant’Egidio".
Nel 1968 Riccardi ha 18 anni, e partecipa dei fermenti di quegli anni in maniera originale. Spirito indipendente, dopo essere entrato in contatto con varie
esperienze cristiane di quell'epoca, inizia qualcosa di tutto suo, un gruppo senza nome, se non quello, molto generico di "comunità". Sono un gruppetto di studenti del centro di Roma, vanno dai poveri delle baracche sotto al Tevere, si incontrano alla Chiesa Nuova. Almeno all'inizio, non c'è nemmeno un prete con loro. Per saperne di più.
Nel 1973 il gruppo riesce a trovare una sede e si installa in un convento abbandonato nel quartiere di Trastevere. Da allora assume il nome di Comunità di Sant'Egidio.
Nel 1973 il gruppo riesce a trovare una sede e si installa in un convento abbandonato nel quartiere di Trastevere. Da allora assume il nome di Comunità di Sant'Egidio.
Riccardi, Marazziti, Paglia con Giovanni Paolo II |
Nel frattempo si era unito al gruppo, che ormai risponde al nome di "Comunità di Sant'Egidio", anche un giovane prete, viceparroco a Casalpalocco nella periferia di Roma: don Vincenzo Paglia. Lo vediamo nella foto, insieme a Mario Marazziti e Andrea Riccardi, in uno dei primi incontri con papa Woytila. L'impegno personale nella vita privata e in quella pubblica ha sempre messo in luce l'importanza dei legami personali. L'incontro, racconta Riccardi "è avvenuto dopo che noi avevamo scritto al papa dicendo che era stato bruciato un giovane somalo che viveva sotto i cartoni, Ali Djama. Il papa ne aveva parlato all’Angelus e ci volle vedere: stiamo parlando proprio di questo. Sant’Egidio lì cominciò ad essere considerata una realtà del mondo cattolico, della Chiesa e il rapporto con Woytila è stato un rapporto forte, strano, perché veniva da un altro mondo rispetto al nostro. E Woytila ha tenuto a Sant’Egidio ed ha anche appoggiato l’attività internazionale di Sant’Egidio".
Fine anni '80. Riccardi non si è sposato, non ha moglie e fgli e dedica tutta la sua attività alla Comunità. In questi anni la sua attenzione si rivolge all'Africa. Nella foto, si vede un ambiente un po' insolito per una trattativa di pace: tavoli pieghevoli, disegni fatti dai bambini alle pareti. E' la Sant'Egidio di una comunità ancora giovane, che si addentra nella politica internazionale ospitando le trattative tra Frelimo (al governo ) e Renamo (guerriglia) con la mediazione di Andrea Riccardi, di Matteo Zuppi (oggi arcivescovo di Bologna) e di Mario Raffaelli per il governo italiano.
Si tratta del libro sui Martiri nel
XX secolo "Il secolo del martirio", pubblicato nel 2000, che contiene le storie di migliaia di "martiri" cristiani del Novecento, molti figure per lo più dimenticate. Un tema un po’ nascosto: il
martirio dei cristiani nel mondo sovietico, il nazismo, la persecuzione
religiosa, un martirio che ancora oggi continua. Docente
di storia, prima a Bari poi alla Università Roma Tre, Andrea Riccardi è
un prolifico scrittore: saggi sul papato, sulla geopolitica della
Chiesa, sui temi della convivenza. "Sono storico - dice di se' - e credo che la
storia sia importante perché ci aiuta a leggere il presente, senza
storia non capiamo la profondità dei fatti. Si dice che la storia è maestra di
vita: forse no, ma la storia è la lingua che serve a capire la realtà". Vai ai libri di Andrea Riccardi
Ministro della Cooperazione Internazionale e dell'integrazione e per le politiche della famiglia
Ministro della Cooperazione Internazionale e dell'integrazione e per le politiche della famiglia
Il 16 novembre 2011, Andrea Riccardi, entra a far parte del governo tecnico di Mario Monti, con
l’incarico di Ministro per la Cooperazione Internazionale e
l’Integrazione. Al momento della firma davanti al presidente della Repubblica, omette la parte finale del giuramento. "L'emozione" dirà.
Da ministro si occupa di cooperazione internazionale, di integrazione, di lotta al razzismo. Non piace a tutti, e subirà attacchi da alcuni siti antisemiti. Vedi rassegna
Dialogo interreligioso
Da ministro si occupa di cooperazione internazionale, di integrazione, di lotta al razzismo. Non piace a tutti, e subirà attacchi da alcuni siti antisemiti. Vedi rassegna
Dialogo interreligioso
Giovanni
Paolo II nel 1986 per la prima volta invitò i leader di tutte le religioni a
pregare ad Assisi non l’uno con l’altro ma l’uno accanto all’altro. Andrea Riccardi, con la Comunità di Sant’Egidio ha ripreso questa formula e ha continuato anno dopo anno a invitare i leader delle religioni mondiali, ogni anno in una città diversa. A 30 anni dal primo incontro, nel settembre 2016, l'adunata interreligiosa si è tenuta ad Assisi. Hanno partecipato anche papa Francesco e il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo.
"Assisi ha voluto essere un segnale di
pace e di dialogo in questo mondo di guerra", ha affermato Riccardi.